Le borse dei contratti a termine, futures, oltre a registrare i prezzi ai quali passano di mano giornalmente milioni di tonnellate di materie prime rilevano altri due dati molto importanti:
– VOLUMI
– OPEN INTEREST
L’evoluzione di questi dati è sottoposta ad attenta valutazione da parte degli operatori in quanto può fornire indicazioni e conferme sui trends in corso.
Partiamo dai volumi, ogni volta che la domanda e l’offerta s’incontrano, all’interno del sistema telematico di tutte le borse, sono registrate due operazioni, una di vendita e una di acquisto, la somma di tutte le operazioni, di qualsiasi segno, è il volume della giornata.
Nella figura 1 sono rappresentati in un grafico i volumi del 23 gennaio scorso dei principali futures agricoli quotati al mercato di Chicago. Come potete vedere con quasi 250.000 operazioni il mais è stata la materie prima più trattata quel giorno, la sua preminenza sulle altre è la normalità, non per niente è il prodotto agricolo più coltivato a livello mondiale. In seconda posizione troviamo la soia con poco più di 110.000 operazioni, a poca distanza dal suo olio con circa 100.000. Il frumento e la farina di soia sono in ultima posizione con circa 70.000 operazioni.
In totale, per questi futures, il giorno 23 gennaio sono state fatte circa 590.000 operazioni, in pratica sono passati di mano circa 32 milioni di tonnellate di questi prodotti, per darvi un’idea si tratta di una quantità di poco inferiore alla produzione di mais dell’Ucraina.
Ma chi ha eseguito questa mole di operazioni?
La maggior parte di queste è stata eseguita da piccoli speculatori (trader) che tutti i giorni cercano di portare a casa la “pagnotta”. I contratti di vendita o acquisto realizzati da questi operatori hanno un orizzonte temporale di breve, lo stesso giorno. Ci sono poi speculatori che operano su tempi più lunghi e comprano degli spread, questo tipo di operatività prevede ad esempio l’acquisto di mais per la scadenza di marzo e la vendita per la scadenza di maggio. Lo scopo di questa speculazione è lucrare sulla diversa velocità di aumento dei prezzi, i contratti più vicini salgono di più di quelli lontani. Anche il rischio è più contenuto, in quanto in caso di andamento contrario, cioè ribasso, la perdita è limitata alla sola differenza di velocità di caduta dei due contratti.
Gli altri operatori che contribuiscono a movimentare il mercato in misura minore sono gli operatori commerciali, agricoltori e industrie, e quelli finanziari, Banche d’affari, Hedge Fund ed emittenti di ETF.
L’interpretazione dei volumi è basata su un concetto molto semplice, il loro incremento segnala un interesse del mercato nel senso del trend in corso, la loro diminuzione al contrario un disinteresse.
Veniamo ora agli open interest, tradotto “contratti aperti”, sono appunto la somma dei contratti operativi in un determinato momento per una determinata materia prima. Se i volumi sommano tutte le operazioni di acquisto o vendita, gli open interest sommano i contratti che da queste operazioni derivano. Vediamo ora un esempio sul mais per capire meglio queste due dimensioni, il giorno 23 come abbiamo già visto sono state eseguite circa 250.000 operazioni, 125.000 di acquisto e 125.000 di vendita, a queste operazioni corrispondevano circa 125.000 contratti eseguiti. Alla chiusura serale di quel giorno i contratti che di questi 125.000 erano rimasti effettivamente aperti furono solo 167. Una grande mole di operazioni per avere una così piccola entità di contratti, questi però andavano a sommarsi a quelli precedentemente aperti portando così gli open interest della giornata a 1.675.000 contatti. Tenete presente che ogni contratto del mais vale 127 tonnellate, quindi il giorno 23 c’erano circa 212 milioni di tonnellate acquistate e vendute per consegna avanti nel tempo. Questa quantità è pari al 57% della produzione stimata del 2018 degli Stati Uniti.
Nella figura 2 potete vedere quanti contratti erano aperti per le principali materie prime.
Come potete notare la situazione non è molto diversa a quella dei volumi, in prima posizione c’è il mais, in seconda la soia e poi le altre, di diverso qui ci sono gli operatori che la fanno da padrone, il 90% circa dei contratti è in mano agli operatori commerciali e a quelli finanziari, circa l’8% è in mano agli operatori che speculano con gli spread e la restante parte rimane ai piccoli speculatori.
Per capire come si sviluppano i rapporti tra questi operatori ti consiglio di leggere il mio post del 3 ottobre 2017.
L’interpretazione degli open interest nel loro insieme è basata sul concetto che un loro aumento accompagna molte volte un incremento dei prezzi.
Di seguito riporto un’interpretazione condivisa dalla maggioranza degli operatori sull’evoluzione combinata di queste due grandezze:
- Se il prezzo è in una fase di rialzo di breve termine e i volumi e gli open interest salgono, il trend rialzista è forte;
- Se il prezzo è in una fase di rialzo di breve termine e i volumi e gli open interest scendono, il trend rialzista è debole;
- Se il prezzo è in una fase di ribasso di breve termine e i volumi e gli open interest salgono, il trend ribassista è debole;
- Se il prezzo è in una fase di ribasso di breve termine e i volumi e gli open interest scendono il trend ribassista è forte;
- In un mercato rialzista di medio termine i volumi hanno tendenza a salire nei rialzi e scendere nei ribassi;
- In un mercato ribassista di medio termine i volumi hanno tendenza a salire nei ribassi e scendere nei rialzi.
- I Volumi normalmente hanno la tendenza ad incrementare in maniera vistosa sui massimi e sui minimi.
- Quando queste dimensioni indicano direzioni contrastanti è molto probabile che il prezzo rimanga in congestione.
Andiamo a vedere alcuni esempi, nella figura 3 potete vedere gli ultimi 9 mesi degli open interest e dei volumi del wheat (frumento) quotato a Chicago:
- L’area 1, che inizia ai primi di maggio e finisce ai primi di luglio, mostra chiaramente come il rialzo del prezzo sia stato accompagnato da un aumento degli open interest (linea verde) e dei volumi (linea azzurra). Nel mese di giugno ci sono stati due massimi, entrambi sono stati accompagnati da due picchi di volumi superiori a 280.000 operazioni. La successiva discesa del prezzo è stata accompagnata da una diminuzione dei volumi e degli open interest.
- L’area 2 prende in considerazione i primi 15 giorni di agosto quando il prezzo creò il massimo dell’anno, in questo periodo i volumi sono aumentati raggiungendo le 330.000 unità alcuni giorni prima del massimo del prezzo, gli open interest sono aumentati ma in misura inferiore al rialzo precedente in quanto tutte le posizioni di copertura del raccolto erano già state chiuse.
- L’area 3 prende in considerazione i primi 15 giorni di novembre, in questo periodo il prezzo è sceso con i volumi sui minimi, solo sul minimo del prezzo si è creato un picco di 230.000 operazioni che ha certificato la fine della forza ribassista. Al contrario gli open interest in questo periodo hanno raggiunto il massimo dell’anno con 560.000 operazioni aperte, l’aumento di posizioni durante la discesa indica un forte acquisto di futures da parte degli ulilizzatori, mulini e allevatori, per capirne la logica vi rimando al post del 3 ottobre 2017.
Nel mese di gennaio 2019 gli open interest sono aumentati da 430.000 a 460.000, nello stesso periodo il prezzo è leggermente aumentato da 500 a 520 centesimi per buschel, i volumi si sono mantenuti poco sopra i minimi, la mancanza di una chiara univocità di direzione tra volumi e open interest potrebbe far proseguire la fase di congestione tra 500 e 540.
Il secondo esempio che vi propongo analizza il crollo della soia dell’estate scorsa, l’area 1 della figura 4 prende in considerazione il periodo che va da maggio a luglio quando il prezzo perse il 20% passando da 1040 a 820. Nei primi giorni di maggio gli open interest salirono in quanto gli operatori commerciali aprirono posizioni di copertura sul raccolto, il prezzo allora era, per molte aree degli Stati Uniti, sopra il prezzo di pareggio. Nello stesso periodo i volumi aumentarono e lo fecero anche in giugno quando il prezzo iniziò a scendere sempre più velocemente, nello stesso periodo gli open interest cominciarono a diminuire in quanto le posizioni di copertura precedentemente aperte venivano erose da nuove posizioni aperte dai consumatori, industrie di macinazione e allevatori. Il minimo del prezzo di luglio vedeva i volumi e gli open interest sui minimi.
L’interpretazione degli open interest, soprattutto per il mais e per la soia, deve tenere conto di due momenti dell’anno dove è molto probabile un loro aumento:
- il periodo primaverile, quando gli agricoltori, direttamente o attraverso le banche, aprono elevate posizioni di copertura contro il ribasso;
- il periodo autunnale, dopo il raccolto, quando gli Stati Uniti raggiungono il picco di spedizioni navali di granaglie e semi oleosi.
I dati dei volumi e degli open interest sono disponibili nel sito della Borsa di Chicago CME.