Agli inizi di febbraio la soia a Chicago quotava 9,65 dollari a bushel, ieri sera, 1° marzo, ha chiuso a 10,68, un aumento di circa il 10,6%. I media del settore nel frattempo hanno lanciato l’allarme sulla situazione argentina, anche nel mio post del 16 febbraio parlavo di questa situazione. Nella figura 1 potete vedere la piovosità degli ultimi 60 giorni nelle aree argentine seminate a soia, al 28 febbraio mancavano all’appello, rispetto alla piovosità media del periodo (linea grigia), circa 4,58 pollici su 10 mediamente attesi, quasi un 50% in meno.
La figura 2 vi mostra, invece, la previsione per le stesse aree nei giorni successivi al 2 marzo, come potete vedere la pioggia attesa (linea nera) nelle aree della soia non arriva a 1 pollice quando la media è di 3, cioè quasi un 66% in meno. Se questa previsione si realizzerà le stime della produzione argentina dovranno essere riviste al ribasso in misura maggiore rispetto ai 2 milioni dell’ultimo report USDA.
Ogni ansia o effettivo evento climatico avverso sono sfruttati dalla speculazione per spingere al rialzo il prezzo, quest’anno non è stato un compito facile a causa dei magazzini così elevati. Nella settimana terminata il 20 febbraio la speculazione ha aperto 55.703 contratti futures al rialzo, pari a 7,5 milioni di tonnellate, un’operatività molto elevata rispetto alla media. Questa attività di apertura contratti al rialzo è senz’altro proseguita nelle due settimane successive, i dati della settimana del 27 saranno disponibili solo questa sera. Al giorno 20 comunque la posizione netta di questo operatore era di 106.000 long (rialzo) cioè le posizioni rialziste superavano le ribassiste di questa entità. Come potete vedere dalla figura 3 i massimi delle posizioni rialziste si sono creati tra 200.000 e 250.000 (linea rossa tratteggiata), quindi la speculazione potrebbe raggiungere questi livelli prima di essere obbligata a terminare la sua spinta rialzista. Nelle ultime due settimane sicuramente questo gap di 100/150 mila posizioni è stato in parte coperto.
Ma se la speculazione ha comperato, chi ha venduto?
Nella figura 4 vi riporto il calcolo della redditività per acro della soia che l’USDA realizza ogni anno, quello che vi mostro è quello del 2015, il 2016 non è molto diverso. Quello della campagna 2017/18 non è ancora pronto. L’elaborazione calcola la reddittività per le diverse aree prevalentemente coltivate a soia, la riga con i caratteri rossi è un mio calcolo che individua il punto di pareggio, cioè il prezzo che copre tutti i costi diretti e indiretti compreso l’ammortamento del terreno e dei macchinari. Come potete vedere si parte da un minimo del Northen Crescent di 8,84 dollari e si arriva ad un massimo di 12,13 dollari per buschel del Southern Seaboard. Il prezzo di oggi del future per consegna novembre 2018 è intorno a 10,40 $ per bushel, livello che garantisce un buon reddito per almeno il 50% di queste aree. I coltivatori di queste zone hanno avuto ed avranno, in caso di ulteriore aumento, la convenienza a vendere tutto o parte del raccolto che andranno a seminare tra aprile e maggio, sono proprio questi operatori che hanno venduto alla speculazione.
Infatti, i produttori (coltivatori) di soia hanno aperto nella settimana del 20 febbraio 51.721 futures short (vendita) come potete vedere dalla figura 5. Il totale delle posizioni in vendita di quella settimana aveva raggiunto le 471.000 unità (open interest con segno negativo in quanto in vendita), a circa 100.000 dai due massimi storici del 2012 e del 2016 che si crearono tra 560.000 e 580.000. Come potete vedere dall’immagine questi due picchi negativi furono correlati con due massimi della soia. Questa analisi ci dice che i produttori potrebbero spingere le loro posizioni in vendita almeno a questi massimi, fornendo così nuove possibilità alla speculazione di spingere al rialzo il prezzo. Non è detto, tuttavia, che questa volta non si possa creare un nuovo massimo come nel caso che tra poco vedremo. Sicuramente una diminuzione delle posizioni aperte dei produttori potrebbe essere un segnale di fine del rialzo.
Sempre nella settimana del 20 febbraio, le posizioni rialziste della speculazione sulla farina di soia aumentarono di circa 16.206 contratti (fig.6) con questi valori le posizione nette di questo operatore raggiunsero i 128.000 contratti long, nuovo record storico che nelle ultime due settimane è stato sicuramente aggiornato. Questi contratti si trovano a un livello superiore rispetto ai massimi degli ultimi 7 anni che si sono realizzati tutti intorno a 100.000 (riga tratteggiata rossa). Ma perché la speculazione si è spinta fino a questo livello?
La risposta la possiamo trovare nella fig.7 che mostra le posizioni aperte dai produttori di Farina di Soia, in quella settimana aprirono 12,479 contratti short (vendita) che andarono a coprire in larga parte i 16.206 long (acquisto) della speculazione. Il loro livello a quella data era il nuovo massimo storico con 359.000 contratti aperti (valore negativo perché in vendita). Questo livello, sicuramente aggiornato al rialzo nelle ultime 2 settimane, ha abbondantemente superato l’area dei massimi degli ultimi 3 anni che si era creata in area -280.000 (linea verde tratteggiata). Come mai questa volta i macinatori di soia si sono esposti così tanto?
L’elevato reddito di macinazione può essere una risposta, nelle ultime settimane, infatti, questo ha raggiunto gli 85 $ a tonnellata, terzo massimo storico. Questo è avvenuto con l’olio di soia, principale prodotto della macinazione, sui minimi e la farina, fino ad un ora un sottoprodotto, su livelli molto remunerativi. I macinatori, vendendo i futures della farina soia, vogliono garantirsi una buona redditività per i prossimi mesi e la speculazione ne approfitta per spingere il prezzo ulteriormente al rialzo. Quando le quote di produzione saranno coperte e la backwardation non renderà più conveniente la copertura, i macinatori fermeranno le vendite così la speculazione non potrà più spingere oltre il rialzo. L’analisi dei COT che faccio settimanalmente per i mie clienti serve proprio a monitorare questi fenomeni.